Su Guanu

di Sandra Cabras

- GSAS -

Domenica, prima giornata di Marzo non è stata una domenica come le altre. Il fine settimana si preannunciava come uno di quelli fatti apposta per recuperare le ore di sonno perse...il fine settimana prima!
Tuttavia, perché sprecare una domenica a letto quando la si può più proficuamente impiegare a strisciare nel fango o a fare lotta libera con i cespugli di lentischio? Un veloce scambio di messaggi con Sandra e decidiamo di buttarci (o sarebbe più giusto scaraventarci) nell'impresa di entrare in grotta da sole, cioè senza i membri più esperti del gruppo a vegliare sulla nostra incolumità... Non era la prima volta che tentavamo l'impresa e, memori dei "precedenti", optiamo per una grotta dove siamo già state e con l'entrata sulla strada: Su Guanu di Oliena (Sà, stai tranquilla, ricordo perfettamente l’entrata!).

Come da manuale ci procuriamo il materiale necessario all'escursione: fotocopia del rilievo (successivamente dimenticata in macchina, sempre come da manuale), corde e materiale d'armo. Partiamo la mattina alle 07:30, ehm, ritardo a parte intendo. Il viaggio in macchina procede tranquillo nonostante vi siano state alcune (?) incertezza ai bivi. Arrivate all'incrocio con la strada per Su Gologone svoltiamo a destra e iniziamo la ricerca, che si sarebbe protratta fino a Martedì (momento in cui sarebbero finite le provviste) se l'entrate non fosse stata segnata da un cartello.

Distribuito il materiale nei due sacchi speleo percorriamo i 30 metri che ci separano dall'entrata pronte ad "aggredire" la grotta. La cavità carsica di Su Guanu è una simpatica spelonca il cui fondo è raggiungibile scendendo per un dislivello di circa 50 metri suddivisi in 4 pozzi. Appena entrate ecco il primo baratro, che mi produce una sensazione di perplessità del tipo: "ma davvero sarebbe stato uno spreco passare la domenica a letto?".

Ma ormai siamo lì e quindi comincio ad armare sempre come da manuale: scegliere il primo armo, placchetta, moschettone, corda, scegliere il secondo armo, placchetta moschettone, corda. Tempo di realizzazione del tutto 2 ore e mezza (mi pare di ricordare che per armare TUTTA Su Guanu ci vogliano normalmente un paio d’ore massimo). Sinceramente non capisco proprio come ci sia voluto così tanto, sarà stata colpa del nodo savoia che è stato sciolto e rifatto almeno una 20 di volte prima di farlo perfetto o del nodo coniglio che nonostante gli sforzi per realizzarlo bene aveva sempre e comunque l'aspetto di Hello kitty...

Finito l'armo arriva il momento di calarsi ("ci si vede dopo eh, in bocca al lupo, ehm..."). Terminata la discesa (della quale non so perché ma non conservo dei ricordi nitidi) è il turno del secondo pozzo e di Sandra di armare. Anche questo secondo armo viene affrontato con la dovuta “ponderazione”, e finalmente possiamo camminare un po’. Nonostante l'assenza del rilievo riusciamo ad orientarci facilmente nella galleria priva di rami laterali e arriviamo alla penultima verticale. E' di nuovo il mio turno, ormai mi sento più tranquilla sulle mie capacita e lo affronto più rilassata...almeno fino al momento in cui, dopo aver piazzato il primo armo, mi sporgo per armare sul vuoto e scopro che gli spit devi averli piantati qualche giocatore di basket! Cerco di aggirare il problema sfruttando un altro punto d'attacco più alla mia altezza che però non mi convince. Per farla breve alla fine dell'operato la corda era attaccata di nuovo su tre punti … ma, in barba alle più elementari regole di sicurezza, il punto d’attacco centrale era più in basso di quello di calata (non lo faccio più prometto!!!) e ricomincio la discesa.

Il pozzo si presenta un po’ più lungo del previsto tanto che ad un certo punto, colta da un attimo di solitudine speleologica, cerco di intavolare una dibattito su tematiche polittico sociali con la mia collega d’escursione (“Sa! Parlami! che son un po’ c……a” ). Superiamo indenni anche questo secondo ostacolo ed arriviamo al fiume sotterraneo, una delle zone della grotta che trovo, in generale, più interessanti e spettacolari. L'acqua scorre formando un torrente che qua e la si allarga a colmare laghi cristallini circondati da colate, stalattiti e stalagmiti, sembra proprio di trovarsi in un luogo uscito da qualche libro. Purtroppo ci rendiamo conto da subito che la prosecuzione non è più possibile perché le recenti e abbondanti piogge hanno riempito il resto della grotta e, salvo optare per un bagnetto nell'acqua gelida, non possiamo andare oltre. Il ritorno con relativo disarmo si rivela molto più veloce e tempo un oretta e mezza siamo fuori, a bere una tazza di brodo caldo e a progettare la prossima uscita.

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