Su Spiria Libera - Atto III (Urzulei, NU)
Marzo 2005


Sono appena le quattro del pomeriggio e il cielo si fa sempre più grigio e minaccioso quando, satolli e pieni di cioccolata, residui delle mille uova pasquali, ci diamo appuntamento al solito distributore: Su Spiria ci aspetta ancora una volta. E ancora una volta il G.S.A.S. risponde numeroso all'appello: ben tredici i soldati della grande armata.. Dopo aver recuperato tutti i partecipanti e tutta l'attrezzatura che molti dei componenti avevano scordato a casa, dopo circa un'ora e mezza siamo finalmente pronti a partire.

La notte ha portato il cambiamento dell'ora legale e dal momento chè è ancora presto e possiamo contare su almeno tre ore di luce piena il viaggio si disloca in due tappe: il rifornitore di Orotelli e Dorgali per un thè ristoratore. E poi via verso Telettotes. In effetti non abbiamo avuto un'idea originalissima a decidere di fare campo proprio li nei giorni tra pasqua e pasquetta, viste le numerose macchine he affollano il nostro abituale “bed and breakfast”. Per niente intimoriti, un gruppo di giovani spavaldi parte all'avanscoperta e trova un nido che è una vera meraviglia. A circa 150 metri dalla fine della strada, dove lasciamo le macchine, si erge una collina di sabbia accanto al torrente, protetto da una roccia che funge da riparo per la grande sgrabigliata prevista per cena. Insomma c'è il fuoco e la morbida sabbia per riposare le nostre stanche membra dalle fatiche pasquali, un cielo limpido e stellato che si rivela in tutta la sua grandezza. A ciò aggiungiamo poi cibo a sazietà e il calore di una chitarra , tredici ugole starnazzanti, mescoliamo bene il tutto accompagnadolo da un buon mirto e credo che non serviranno ulteriori parole. Probabilmente avrò intonato, ma sarebbe più appropriato dire urlato, un vastissimo repertorio, cantando mille e mille canzoni, ma giammai una per intero e ripetendo sovente la stessa strofa, e in fondo era divertentissimo così.

Tra un bicchiere di vino e uno di mirto, tra una canzone di De Andrè (gettonatissimo qunato sovente sconosciuto)e la “milinzana sassarese” abbiamo salutato la nuova luna, sorta bianca e bellissima, illuminando con la sua luce argentata illuminando tutta la Codula e i calcari bianchissimi che le corrono affianco.
Scolato anche l'ultimo goccio di mirto è ora di fare una passeggiata. Non servono ticche e frontali, ci guidano la luna e le stelle, e troviamo l'energia e l'entusiasmo sufficiente per attrezzare un guado per il giorno successivo. Ma è ora di andare a nanna. Su Spiria ci attende.

Paolo la mattina ci sveglia con la delicatezza che lo contraddistingue, buttandocisi addosso, ma per fortuna, per noi gentili fanciulle, è Stefano il suo parafulmine, vendicandosi così del ragazzo che la sera, sulle ali dell'entusiasmo, aveva deciso di romper le scatole un pò a tutti prima di chiudere gli occhietti e cadere addormentato tra le braccia di Morfeo, consentendo a tutta la compagnia di fare altrettanto.
Ci si raduna ancora una volta attorno al fuoco per la colazione e poi finalmentesi parte. Caldo il sole e fresca la brezza: una pasquetta perfetta! L'acqua in Codula sembra diminuire progressivamente di livello rispetto all’inizio del mese, il che rende i guadi un po’ meno “bagnati” del solito.

Ormai di fronte all’ingresso organizziamo il lavoro. Siamo parecchio in fondo, e dal momento che qualcuno ha preferito un pò di trekking e quindi le braccia sono diminuite, pianifichiamo le operazioni con una serie di secchi, che non saranno passati di mano in mano, almeno nel tratto verticale, ma tirati su con una corda. Il che ci consente di tenere un ottimo ritmo, fino a quando un tronco non si mette nel nostro cammino...inizia a tirare aria e molta, le speranze che al di la vi sia grotta libera si fanno sempre più fondate. Marco e Laura che scavano giù, ci passano sempre meno secchi di terra e si arrabattano ancora attorno a quel tronco, fino a che non giunge il grido "é libera"! Ed è vero! Era il tronco a fungere da tappo,ora si può passare. Non agevolmente è vero, la sabbia entrata a fiumi ha ridotto notevolmente lo spazio di movimento, ma se pur in spazi angusti si passa. Arriviamo alla sella, c'è il pozzo che scende giù e qui è impossibile andare avanti, non abbiamo attrezzi nè corde, gli armi che c'erano probabilmente non ci sono più e comunque è probabile che siano inservibili, e in ogni caso per procedere oltre sarà necessario qualche "manzetto", che presumibilmente sarà utilizzato quando diminuirà la portata d'acqua in codula: lo stillicidio in grotta è decisamente tropo abbondante. Ma il dato di fatto, innegabile, incontrovertibile, indiscutibile, inoppugnabile e inconfutabile è che ce l'abbiamo fatta, abbiamo “stappato” Su Spiria.

E' ancora presto, abbiamo tutto il tempo di preparare un banchetto da re, e di riposare, dopodichè ci si divide. Chi dorme, chi va in cerca di Bestie, chi in cerca di grotte, e chi semplicemnete in cerca di qualcosa da vedere, da scoprire, da fotografare. Sono spuntati i ciclamini e gli asfodeli e il rosmarino è in fiore.
Una volta che il sole si abbassa a di la delle creste decidiamo che è ora di riprendere la via del ritorno. Incontriamo il gruppo di Gonnos, e qualcuno di Cagliari venuti in Codula a fare un pò di legna, e ci danno un saggio di deliziosa ospitalità rifocillandoci con uno squisito prosciutto al loro biavacco. Telettotes, l'ultima foto dell'Armata ed è ora di ripartire. Il primo capitolo della liberazione può dirsi concluso, e il giorno in cui mi infognerò nel Meandro egli Stivali è sempre più vicino. Ogni volta che si parla della possibilità di fare campo dentro Su Spiria i membri più anziano del gruppo ce lo promettono "come un premio"...ma sarà per i sorrisini e le battute che si scambiano a mezza voce, sarà perché ce ne parlamo come oracoli di Delfi, fatto sta che ho la vaga impressione che stiano mentendo spudoratamente e nemmeno troppo velatamente.
Staremo a vedere. Ora Su Spiria é libera!

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