Risalita a Su Spiria(Urzulei, NU)
17-18 Settembre 2005

Marco Barra, Roberto Masia, Giacomo Satta, Salvatore Porcu

Si può certo dire che questo 2005 è l’anno nel segno di Su Spiria. Tutto è cominciato con le straordinarie alluvioni del dicembre 2004 che hanno “percosso” i vari supramonti.
Il segno lasciato sopra e sotto il terreno è stato evidente, e impressionante tra le tante è stata la trasformazione della Codula Illune e zone limitrofe: vegetazione strappata via al suolo, frane, smottamenti, …tratti in cui il paesaggio è stato letteralmente trasformato e reso poco riconoscibile persino per i suoi abituali frequentatori.
Impressionante la zona intorno all’ingresso della grotta di Monte Longos meglio nota come Su Spiria. I fitti oleandri, che ricoprivano il fondo valle, estirpati o rasati e piegati lungo il senso della corrente di un fiume tanto improvviso quanto impetuoso. Un muro d’acqua alto alcuni metri che non ha risparmiato pietre, piante o animali, …ma la natura a tutto questo sa reagire molto meglio dell’uomo!

Suspiria non è stata risparmiata dalla furia della piena, con il suo ingresso a livello del letto, e le sue diramazioni sotto tutto quel calcare così permeabile all’acqua.
Proprio l’entrata era nascosta da tronchi e arbusti ammassati contro parete e ben incastrati in ogni rientranza della roccia, l’opera di disostruzione è costata diverse uscite impiegando numerose risorse umane nonché attrezzi quali vanghe, zappe, palette, secchi, e persino una motosega. C’è stata una vera e propria opera di scavo con passamano di secchi e secchielli di sabbia laddove l’andamento della grotta và per cunicoli: per intenderci, i rami iniziali fino alla sella.(Vedi le pagine sulla disostruzione dell'ingresso)

Da allora siamo tornati numerose volte e grazie anche ai soldi raccolti con la lotteria di Marcello al raduno speleo di Cala Gonone son state acquistate corde statiche, altri materiali d’armo impiegati per riarmare la grotta a cui ormai ci siamo affezionati, nonostante il sudore che ci fa versare ogni volta che ci ospita.
Per dovere di cronaca la grotta è armata nuova in tutte le calate fino al by-pass; è nostra intenzione migliorare nella prossima uscita l’armo nel pozzo più profondo di ingresso (anche se l’armo è doppio c’è un anello che gira) e sostituire la corda sulla colata (avendo cura di sistemare un frazionamento dove tocca) per salire alla sala dei ciclopi. Altre migliorìe potranno essere fatte nel tempo.

Quest’estate poi siamo entrati con Giovanni Badino intenzionati ad attaccare in risalita una parete dell’impressionante Sala dei Ciclopi, per raggiungere un bucone che tanti hanno visto ma che nessuno ha mai osato provare a raggiungere.
Anni fa noi stessi del G.S.A.S. abbiamo fatto una risalita per raggiungere un buco sempre nella stessa parete, ma andare oltre sembrava impensabile viste anche le condizioni della roccia su cui infiggevamo i fix. Con Badino non siamo potuti risalire ma la strategìa consigliata è stata (finora) comunque preziosa. Attaccare da sotto sarebbe troppo “tossico” anche perché ci sarebbe un tetto più che strapiombante da superare.

Eccoci quindi a Sabato 17 Settembre.
Anzi facendo un passo indietro: tornati dalle ferie estive, decidiamo con Roberto di impiegare una Domenica anziché per la solita uscita in grotta, per ripassare le tecniche di risalita mediante barre Stick Up nelle pareti più strapiombanti vicino a Sassari. La scelta è stata ottima, anche se un po’ rischiosa, in quanto il calcare marnoso di Osilo faceva sì che i fix a cui stavamo appesi uscissero dalla roccia in pochi minuti di trazione, e quidi li giù con tecniche di protezione e doppiaggio.
Ritornando a Sabato 17/09, l’uscita è stata programmata nei minimi dettagli dall’attrezzatura ai partecipanti. Il fato volle che ad entrar dentro ci siamo trovati solo in due, con l’attrezzatura invariata. Abbiamo dovuto rinunciare alla corda dinamica e ad alcuni articoli da bivacco come fornellino, bombola, pentolino, tortelli e panna. Gli zaini erano davvero troppo pesanti e il meandro degli stivali (la via più breve per raggiungere la sala) era impensabile da fare.
Dopo 6 ore di traversata approdiamo alla gigantesca sala alle 19.00 del Sabato, urgeva una mangiata e una pennichella prima di poter fare qualsiasi altra cosa.
Cena_Pranzo a base di spianate e prosciutto con cioccolati e latte condensato per dessert, e poi nanna senza perder troppo tempo a cercare il posto giusto: una “comoda” pietra piatta, un millebolle con uno stuoino per materasso e un telo termico per coperta erano i nostri comfort a 5 stelle. In grotta non si guarda in faccia a nessuno e un corpo caldo è sempre una fonte di calore, ragion per cui ci siamo stretti sotto il telo termico e ronfato alla bella meglio. Sveglia alle 23:00 e giretto di riscaldamento; trovo una vaschetta senza troppa sospensione che raccoglie acqua di stillicidio, sarà un’ottima fonte a cui attingere per il prezioso liquido che oltre che dissetarci alimenta le nostre lampade a carburo. Roberto comincia la risalita all’ 1:00 a.m. della Domenica e sembra che la roccia sia abbastanza buona (niente a paragone con i calcari di Osilo).

Bisogna salire ma la parete verticale cede subito il passo a quella strapiombante, inoltre bisogna iniziare a traversare verso sinistra. Il Masia scende verso le 4.30 ed io riprendo alle 5.00, ma trovo una situazione peggiore, non tanto per la qualità della roccia (non ci lamentiamo!), quanto per lo strato di fango argilloso che c’era sopra. Risalire dalle 5 alle 7 del mattino, dopo il non riposo che avevamo, significava dover svegliare Roberto di tanto in tanto per ricordargli di dare corda e farmi sicura. Ora Basta, tempo di dormire! E stavolta il giaciglio ce lo siamo scelti per benino: saletta asciutta, sabbiosa e confortevole a poche decine di metri dalla corda.


Alle 9.00 sento l’inconfondibile fischio di Giacomo e mi metto ad urlare, l’anfratto in cui stavamo dormendo era alto 50 cm, e per fortuna Roberto non si è alzato di colpo alle urla (avrebbe dato una bella craniata!). Era proprio Giacomo, entrato con Zio alle 23.00 della sera prima dentro la grotta che ci avevano raggiunto dopo qualche giro e qualche dormitina. Potevamo uscire dividendo tutta quella ferraglia in 4, era fantastico! Ma chi conosce Giacomo sa benissimo che è impossibile distoglierlo da quello che si mette in testa, e allora…

…via di nuovo con la risalita in artificiale gli diamo però solo 4 fix per non starci molto e lui se li fa bastare per una decina di metri di ascensione. Ora sono le 11.00 della Domenica mattina e Laura è sempre fuori che aspettava di vederci dalla notte prima (prime ore del mattino al massimo), ci incamminiamo e stavolta la scelta cade proprio sul famigerato Meandro degli Stivali. Arriva quindi “subito” l’ingresso ed eccoci fuori alla luce del sole dopo ben 28 ore di permanenza tutt’altro che turistica in grotta.

Ci vedono alcuni escursionisti che possono comunicare a Laura la nostra presenza sulla superficie, la quale nel frattempo aveva appena pre-allertato il soccorso speleo. Pre-allarme rientrato quindi, e appena ricongiunti possiamo rifocillarci e partire. Un maiale non perde tempo però, e sbrana il materassino di Roberto. Tra una cantata e una cipollina boretana arriviamo a Sassari alle 22:00 di Domenica felici e già ansiosi di avere un fine settimana libero per proseguire nell’impresa, col rischio, sempre, che in quell’enorme bucone lassù non ci sia un bel niente.
Rimarrà sempre il piacere di averci creduto e provato!

 
 
 
 
 

Ciao e alla prossima

Geotriton


Il terzo campo - Speleologia